Priscilla Occhipinti, la signora italiana delle grappe

Alla guida di Nannoni Grappe c’è l’unico maestro distillatore donna in Italia. Alambicchi, profumi e sapori per una passione tramandata da Gioacchino Nannoni, fondatore della distilleria di Paganico

L’hanno definita la signora italiana delle grappe. Ma a casa, in Maremma, Priscilla Occhipinti è solo Priscilla. Di primati ne ha già raggiunti molti. A 42 anni vanta riconoscimenti in tutto il mondo e un record tutto italiano: è l’unico vero maestro distillatore donna in Italia. Lavora in prima persona il 100% delle acquaviti che escono dalla sua azienda.
Chi entra nel casale all’Aratrice di Paganico, sede di Nannoni Grappe, è avvolto dai profumi dai vapori dei distillati. E non può non capire perché un’adolescente alla fine degli anni Novanta si sia innamorata di quel mestiere. Nannoni Grappe è stata una scommessa – vinta – di Gioacchino Nannoni: 47 anni fa decise che anche la Maremma poteva essere una terra in cui produrre grappa, al pari delle zone del nord Italia, e trasformò un casale della campagna di Paganico in una distilleria. E così dalle uve del Brunello è nata una storia che oggi ha una nuova protagonista, erede d’elezione del maestro Gioacchino: Priscilla Occhipinti.
«Mio padre era molto amico del mio maestro – racconta – e spesso eravamo all’Aratrice: sono rimasta affascinata sin da subito dai rumori e dagli odori della distilleria. Mi piaceva guardare Gioacchino mentre lavorava. Più frequentavo l’azienda e più mi appassionavo. Diventare la sua allieva è stato naturale». Nannoni, a quanto raccontano, aveva un cuore grande ma era anche un burbero e stargli accanto non era semplice. «Era un vero e proprio personaggio – racconta –: lo chiamavano “l’eminenza grigia della Toscana alcolica”, il “Tiburzi della Maremma”. Era un uomo eclettico, generoso, con un fascino leggendario. Era anche molto severo: diciamo che non era semplice lavorarci insieme». Priscilla ha trovato la chiave per entrare nel suo mondo, e da quel mondo non se n’è più andata. «Mentre passeggiavamo nel giardino del casale mi diceva: “Vedi Priscilla, qui c’è la qualità della vita” e oggi posso dire che è vero. Mi piaceva girare per la distilleria: ero rapita dai profumi, dai rumori, da quei sibili, dal magazzino per l’invecchiamento. Un luogo inaccessibile, misterioso e così affasciante».
Una bambina innamorata della distilleria che ha cambiato il suo progetto di vita. Priscilla sarebbe dovuta diventare un medico come la madre, e finito il liceo classico si sarebbe iscritta a Medicina. Così aveva deciso, da sempre. E invece… «Anche se avevo ottenuto due diplomi in lingua francese per andare a studiare a Bordeaux, ho frequentato Enologia e viticoltura all’università di Firenze, città che ho scelto perché mi permetteva di tornare in azienda durante la lavorazione delle vinacce. La mia prima distillazione è stata nel 1997. Non ho più smesso e ogni distillato che esce da qui è lavorato da me fino all’ultima goccia. Sono un’artigiana, fiera di esserlo». Una sfida che non l’ha mai spaventata. «Sono partita da un’azienda già importante – spiega Priscilla –: avevo il compito di mantenere alto lo standard. Sono caparbia e determinata. Forse sono stata anche incosciente, non so, ma ogni avventura degna di questo nome nasce con un pizzico di incoscienza. Mi ricordo che una volta andai con mio padre e Gioacchino a pescare: all’amo di Gioacchino abboccò un tonno, lui mi passò la canna e mi disse: “Fai tu”. Come a presagire un passaggio di testimone che poi si è avverato. Mi ha lasciato in eredità anche la sua distilleria. Ho combattuto la mia battaglia e l’ho vinta». Oggi Priscilla Occhipinti è alla guida dell’azienda.
Nannoni Grappe è nata per lavorare le vinacce per conto terzi: sotto la guida di Gioacchino Nannoni si preparavano grappe e brandy per le cantine toscane. Con l’ingresso di Priscilla il futuro aziendale ha preso anche un’altra strada. «Nel 2000 ho cominciato a partecipare ai primi concorsi con prodotti a marchio – racconta –: è stato mio padre a consigliarmi di iniziare a distillare anche per la mia azienda. I distillati dell’Aratrice ottenevano grandi riconoscimenti e quindi perché non provare anche noi a proporre qualcosa di nostro? Nel 2011 sono arrivate le prime medaglie. Ho iniziato a sperimentare: le macchine erano in funzione solo tre mesi l’anno e avevo a disposizione molto tempo per divertirmi a creare nuovi prodotti. Ho iniziato con le acquaviti di frutta, ho distillato la birra, le basi per whisky e poi il gin e quest’anno l’amaro. Questi distillati comunque non sostituiscono la grappa, che resta il prodotto più importante. Attualmente abbiamo 33 etichette di Nannoni Grappe: il 90% del fatturato arriva sempre dal lavoro per conto terzi ma quel 10% è una nicchia che sento particolarmente mia». Il tutto mantenendo un rapporto diretto con i clienti, che arrivano in distilleria e osservano Priscilla al lavoro. Ottenendo in cambio un prodotto finale dalla qualità unica. E intanto i premi sono aumentati: in 9 anni il palmares di Nannoni Grappe vanta 150 medaglie oro e doppio oro in concorsi nazionali e internazionali. Priscilla Occhipinti è il maestro distillatore – unica donna in un contesto prettamente maschile – più premiato in Italia. «Una grande soddisfazione – racconta – è stata quando nel 2017 abbiamo vinto con l’acquavite “Bacco per Venere” il premio in un concorso inglese come “Miglior distillato al mondo”. I riconoscimenti sono anche un modo per ringraziare il mio team: le mie due socie ed i miei collaboratori. Siamo una grande famiglia: qui tutti siamo spinti dalla passione e dall’amore per la distilleria».
E quelle lunghe passeggiate con Gioacchino continuano, seppur in una forma diversa. Adesso a camminare insieme sono mamma Priscilla e il piccolo Flavio, suo figlio. «A lui piace tanto stare qui in azienda. Ha solo tre anni ma già si avvicina alle macchine e chiede come funzionano. Se vorrà percorrere una strada diversa dalla mia nessuno glielo impedirà, ma sarei felice se portasse avanti il mio lavoro: del resto viviamo in una terra bellissima dove la qualità della vita è ancora alta». E di storie da raccontare attraverso i distillati ce ne sono ancora tante.

VeryMaremma, 10 Dicembre 2020