un successo internazionale costruito (da zero) in 23 anni di lavoro

Quattro soci lavoratori, due sedi, più di 70 dipendenti: da Follonica partono commesse
per Ferrari, Lamborghini, Baker Hughes

Opus significa lavoro. E i quattro fondatori di Opus automazione sono proprio – per statuto – soci lavoratori. Dall’impegno costante e dal contributo tecnico di ognuno di loro nel 1997 è nata l’azienda che si occupa di servizio delle industrie nello sviluppo di progetti di automazione e controllo, con sede a Follonica. Quei quattro giovani tecnici alla fine degli anni Novanta si sono ritrovati a dover fare i conti con la chiusura dell’impresa in cui lavoravano. Cosa fare? Le strade erano due: cercare un altro impiego (il percorso più semplice) oppure (l’avventura più rischiosa) unirsi e creare dal nulla un’azienda che mettesse a sistema le competenze di ognuno. I grandi successi nascono da grandi sogni, e così è nata Opus automazione, da un sogno e soprattutto dalla voglia di creare dal nulla un’impresa attualmente leader in diversi settori industriali.

«Ci siamo guardati e abbiamo capito – racconta il ceo di Opus automazione, Stefano Batistini –: avevamo tutti la stessa voglia di provare a creare un’azienda dal nulla, coscienti ognuno delle proprie competenze e del potenziale del settore che ci interessava. Eravamo noi quattro e una segretaria in una sede in affitto: 23 anni dopo abbiamo strutture di nostra proprietà e con noi lavorano più di 75 dipendenti, il 70% dei quali laureati. Guardando indietro nel tempo possiamo affermare di aver fatto la scelta migliore». Oltre a Batistini, che si occupa dell’area commerciale, ci sono Ines Brbic che gestisce il settore dell’automazione industriale, Gabriele Cavicchioli impegnato nell’ambito della Difesa e dei banchi prova e Simone Gabbricci, team manager del settore Ambiente. «All’inizio facevamo tutto da soli – racconta Batistini –: cercavamo clienti e lavoravamo per fornire loro i servizi che richiedevano. Nel 1997 il nostro primo cliente è stata la società Coseca, poi abbiamo lavorato con Magneti Marelli, Tioxide, Dayco (oggi Sumiriko), Gea. La crescita aziendale è stata costante: il nostro obiettivo era dare una struttura all’azienda e passo dopo passo lo abbiamo raggiunto. Nel 2003 abbiamo acquistato la sede, contraendo naturalmente dei debiti, ma volevamo fortemente dare un’impronta netta a Opus. Ma l’anno più importante per l’azienda è stato il 2009».

Mentre il mondo stava attraversando una delle crisi economiche più disastrose dal dopoguerra, Opus ha aumentato fatturato e personale. «Quell’anno abbiamo iniziato a lavorare con Nuovo Pignone e General Electric (adesso Baker Hughes) – racconta Batistini –: siamo entrati in un settore nuovo ma grazie all’impegno e alle abilità tecniche siamo riusciti a conquistare la fiducia dei nostri clienti. Tanto che se nel 2009 lavoravano nel comparto “Field testing e diagnostica” appena due dipendenti oggi sono 40 i professionisti che seguono quelle commesse». E nel 2011 l’azienda ha aperto una nuova sede a Firenze. «Spesso ci siamo chiesti che cosa sarebbe oggi Opus se l’avessimo aperta nel nord Italia anziché a Follonica, in Maremma, un territorio in cui l’industria non è certo il settore economico principale – spiegano i soci Opus –. Ma qui ci sono le nostre radici e non volevamo andarcene. Certo, trovare personale qualificato non è sempre semplice e la sede a Firenze serve anche a questo. Vicino alle città universitarie abbiamo più probabilità di trovare giovani ingegneri o tecnici professionisti».

I settori in cui opera l’azienda sono diversi: automazione, banchi prova, ambiente, difesa, field testing e diagnostica. Ambiti strettamente legati tra loro, ma con mercati diversi. «La nostra filosofia – racconta Batistini – è quella di accettare sempre nuove sfide, entrando in campi che inizialmente non ci appartengono ma nei quali riusciamo ad essere competitivi grazie alle competenze tecniche che ogni volta modelliamo in base alle esigenze. Il rischio d’impresa è questo, ed è ciò che ci fa crescere giorno dopo giorno, creando nuove opportunità di lavoro per l’azienda e per il territorio». Una professionalità riconosciuta da brand iconici come Lamborghini e Ferrari, da multinazionali come Baker Hughes con Nuovo Pignone e da General Electric settore avio.

Nel 2013 Opus automazione ha rafforzato la propria forma societaria, passando da Srl a Spa, inserendo due nuovi settori: “Controlli non distruttivi” e “Nolo e service”. Nel 2016 è stato inaugurato Certema, un laboratorio tecnologico multidisciplinare ad accesso aperto, fondato da Opus insieme con altre cinque imprese private, con il contributo della Regione Toscana, della Provincia di Grosseto e della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Ci sono progetti attivi anche con il ministero dell’Istruzione, università e ricerca e con il Centro nazionale delle ricerche per assegnare borse di studio e offrire tirocini in azienda. E poi progetti di sviluppo aziendale per raggiungere nuovi mercati. Nel 2020, in controtendenza rispetto al mercato internazionale, Opus ha acquisito l’azienda lombarda Sta. «Abbiamo deciso di avere anche in Lombardia un punto di riferimento – spiega Simone Gabbricci, socio di Opus che si occupa di Sta –: quest’impresa è prettamente commerciale, è concessionaria del marchio Horiba che produce macchinari per il controllo ambientale, soprattutto per le verifiche della qualità dell’aria e dell’acqua. Abbiamo acquisito Sta un mese prima che il Governo istituisse il lockdown: come ogni volta il rischio d’impresa non ci ha frenato, anzi. È una nuova sfida e non potevamo non coglierla nonostante il periodo critico». La società si propone sul mercato nazionale e internazionale con servizi e prodotti tecnologicamente avanzati, standardizzati o customizzati sulle esigenze del cliente, cooperando in sinergia con i propri partner. Opus automazione è integratore di sistema: studia, pianifica, sviluppa, realizza servizi industriali altamente tecnologici.

E da quel 1997 il quartetto dei fondatori ha rafforzato ancor di più l’alchimia che 23 anni fa era una scommessa: Opus è una grande famiglia in cui il capitale umano è la risorsa più importante. Il segreto in una parola? «Forse oculatezza: abbiamo costruito Opus passo dopo passo, tenendo sempre a mente che per crescere c’è bisogno di rischiare, e noi non ci siamo mai tirati indietro. Il futuro? Continuare a espanderci tenendo saldi i principi che negli anni Novanta hanno dato vita all’azienda, con una visione completa di ciò che chiede il mercato mondiale».

VeryMaremma, 29 Ottobre 2020