in Maremma una serra unica in Italia
Da un’intuizione di Luigi Galimberti è nata un’azienda innovativa per coltivare gli ortaggi
Venti milioni di investimento, fatturati milionari in continua crescita
Venti milioni di euro di investimento. Tredici ettari di serre. Cinque anni per realizzare il progetto. Due milioni e mezzo di chili di pomodorini prodotti. Duecentocinquanta dipendenti, 90 dei quali a tempo indeterminato. E un fatturato in continua crescita: 8 milioni di euro nel 2019, 12 milioni previsti nel 2020. Tutti i (grandi) numeri di Sfera Agricola.

Luigi Galimberti, amministratore delegato di Sfera Agricola, con una semplice intuizione – come lui stesso la definisce – ha dato risposta a un bisogno: produrre di più consumando di meno, con un prodotto finale di alta qualità che soddisfa il gusto del consumatore. È nata così la prima serra idroponica della Maremma, con sede a Gavorrano. Ecco la sua storia. Nel 2008 l’economia mondiale era caduta nella crisi più profonda dalla seconda guerra mondiale. Galimberti aveva 36 anni e lavorava nel settore delle costruzioni, uno dei comparti maggiormente colpiti dalla recessione: così l’imprenditore è stato costretto a chiudere l’azienda e ripartire da zero. «Da costruttore mi sono reinventato agricoltore – racconta Galimberti –. L’idea di creare in Maremma una serra innovativa è nata nel 2015: in tutto il mondo si parlava dell’urgenza di realizzare sistemi sostenibili, che producessero di più utilizzando meno materie prime. In realtà non ci siamo inventati nulla di nuovo: in Olanda da anni coltivano gli ortaggi in serra, hanno 1.500 ettari di serre per 15 milioni di abitanti. Oggi in Italia abbiamo 73 ettari di serre per 60 milioni di abitanti, e una delle poche realtà nazionali di questo tipo è proprio Sfera».
L’azienda maremmana impiega il metodo idroponico: non si utilizza la terra per coltivare, ma si coltiva fuori suolo con le radici delle piante (pomodoro, basilico o insalata) contenute dentro lana di roccia. Il nutrimento arriva attraverso un sistema ad alta tecnologia che non prevede l’uso di pesticidi, quindi il prodotto finale non contiene nichel. Inoltre si consuma meno acqua delle normali colture: acqua che a Sfera arriva quasi totalmente da vasche di contenimento che raccolgono la pioggia. Un ciclo chiuso, studiato nei minimi dettagli, che porta sulle tavole degli italiani un prodotto che mantiene il proprio sapore in ogni stagione. «Dopo aver studiato i metodi utilizzati nei Paesi Bassi mi sono domandato perché in Italia le serre non esistevano o comunque fallivano dopo poco tempo – spiega Galimberti –: poi ho capito. Le strutture costruite fino ad allora erano perlopiù di piccole dimensioni, per questo non producevano ricavi. Serviva un progetto molto più grande e circa 20 milioni di euro per realizzarlo». Era il 2016. galimberti aveva l’idea e un piano economico, ma mancavano i fondi. «Ho cercato investitori privati e sono riuscito riuscito a trovare chi ha creduto nel mio progetto. Un fondo di investimenti e un istituto bancario mi hanno dato fiducia e così abbiamo iniziato a costruire la serra. Abbiamo scelto la Maremma perché dopo aver visitato molti terreni abbiamo capito che questa zona era perfetta: non era fertile, non era mai stata coltivata, era argillosa. Sono 22 ettari di area agricola, 13 dei quali di serra: abbiamo realizzato vasche di contenimento per l’acqua piovana che soddisfano quasi totalmente le nostre esigenze. A inizio agosto 2018 avevamo realizzato il 96% dell’opera e raggiunto un milione di euro di fatturato producendo solo pomodorini».
Da quel momento la coltivazione è cresciuta: ai pomodori si sono aggiunti basilico e insalata a foglia larga. Nel 2019 il fatturato è salito a 8 milioni di euro, nel 2020 l’azienda dovrebbe arrivare a 12 milioni di euro e per il futuro è prevista la realizzazione di altre serre. «Ad oggi abbiamo 250 dipendenti, 90 dei quali a tempo indeterminato – continua Galimberti –. Ogni parametro in serra è misurato e sappiamo sempre che cosa sta succedendo agli ortaggi. I nostri prodotti sono privi di nichel e riusciamo a evitare l’uso di pesticidi. Oltre che biologica, quindi, la nostra verdura è certificata nichel free, certificazione che prima di Sfera Agricola neppure esisteva. Nella serra di Gavorrano produciamo 2 milioni e mezzo di chili di pomodori da mensa, il 60% del fabbisogno toscano. Vendiamo i nostri prodotti nella grande distribuzione italiana: tutti i giorni partono dalla serra tanti camion che trasportano gli ortaggi ai vari magazzini. Il mercato estero rappresenta solo una piccola percentuale del nostro fatturato: il nostro obiettivo, per adesso, è l’Italia».
Galimberti ha dimostrato che la sua idea funziona. Ma non sono mancati momenti difficili. «Non è stata una scelta facile: passare dall’edilizia all’agricoltura non era così scontato – sottolinea Galimberti –. Arrivavo da un settore che conoscevo a uno completamente nuovo». Ma il mercato ha regole uguali per tutti i comparti: ha successo chi risponde a un bisogno del consumatore. E Sfera fa proprio questo. «Ancora non c’è la percezione di quello che sarà il futuro dell’agricoltura. Tra vent’anni in Maremma non ci sarà più acqua: lo dice la Fao, ce lo dice il mondo, che questa è la direzione verso cui sta andando la coltivazione. Inoltre l’agricoltura è sotto attacco: insetti e virus colpiscono ciclicamente piante e ortaggi rendendo complicata la produzione. La nostra serra è resiliente ai cambiamenti e questo rende il progetto un successo».
La storia di Sfera Agricola ha suscitato l’interesse nazionale: testate giornalistiche, trasmissioni tv e riviste di settore hanno raccontato e continuano a dedicare spazio all’iniziativa di Galimberti. «Mi piace raccontare la mia azienda perché vorrei ispirare altri imprenditori: immagino la Maremma come una “ortovalley” d’Europa, con ortaggi Made in Tuscany esportati in tutto il mondo. In questa terra abbiamo il clima ideale, estati fresche e ventilate e inverni miti, e siamo vicini ai mercati del nord Italia e del nord Europa. Abbiamo dimostrato che riusciamo a produrre pomodori anche d’inverno senza bisogno di luci esterne ma solo con la luce naturale». Il futuro di Sfera è già tracciato: «Costruire altre serre in zone diverse dell’Italia e quotare l’azienda in borsa».
VeryMaremma, 12 Novembre 2020